(GS) E’ palese, e sotto gli occhi di tutti, che il Referendum che si terrà il 23 giugno nel Regno Unito, non riguarderà la sola Gran Bretagna.
Secondo due recenti sondaggi di Guardian/ICM, l’opinione pubblica in Inghilterra, si è spostata in favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, contrariamente a quando emerso dalla stragrande maggioranza delle rilevazioni effettuate in precedenza.
I pools piu recenti, erano stati contestati per le modalità di rilevazione, con gli elettori intervistati online che si mostravano più favorevoli all’uscita della Gran Bretagna dall’Ue rispetto a quelli sentiti per telefono. Nell’ultima ricerca effettuata da ICM per il Guardian, invece, entrambe le metodologie hanno condotto allo stesso risultato: Brexit 52% - Bremain 48%. (Slogan Brexit nella foto)
Inutile dire, che le pressioni sia dall’interno, che dall’esterno dell’Isola oltremanica puntano tutte su Bremain, con il Primo Ministro Cameron che nel Sunday wrap parla chiaramente del contraccolpo della uscita dall’euro.
Dall’estero, tra gli altri, anche le dichiarazioni dell’ex Direttore della CIA, Micheal Hayden non passano sottotraccia, in un’intervista pubblicata su "Business Insider", dove apertamente dichiara le conseguenze negative per il popolo americano se la Gran Bretagna uscisse dall’Europa.
Siamo orami all’epilogo di una relazione mai troppo idilliaca, quella tra i sudditi di Sua Maestà e l’Eurozona, sottolineata dalla mancata adesione all'Euro da parte della Gran Bretagna stessa.
Inutile dire che la vittoria del Brexit, avrebbe un esito deletereo non tanto per il popolo di Sua Maestà, comunque saldo, con la sterlina e le proprie relazioni internazionali, quanto per l’Eurozona, in forte crisi.
Il temuto 'effetto domino' del referendum del 23 giugno, infatti comincia a prendere forma. Con il leader del PVV olandese, Gert Wilders che già inneggia al prossimo “NEXIT” (neologismo da Netherland Exit), con il nodo Grecia, per ora solo rimandato, e con nubi nere anche per l’Italia, dove secondo l’OCSE, si aprirebbe uno scenario ancora più aspro, con un aumento dello spread e più austerità.
Questo è un momento cruciale, che deve ispirare i Governanti europei a grandi riflessioni.
La debolezza dell’Europa è molteplice, in un momento storico dove assistiamo ad una pacifica invasione umanitaria, l’Europa è inerme e non è in grado di dare risposte, il principio granitico della libera circolazione interna è in grave pericolo, minato dalla incapacità di avere una politica comune sui confini esterni. Incapacità politiche di gestire le questioni Russe (sanzioni deleteree per le nostre economie), Ucraine e Turche. Un Unione che non è mai esistita, e che è stata solo frutto di costrizione, in cui è stata lasciata gravemente in secondo piano, la solidarietà tra i popoli, la politica sociale, ed il mercato comune del lavoro. Un sistema bancario con evidenti storture e diseguaglianze tra chi ha fatto, permettendosela, una politica di aiuti agli istituti e chi, invece, adesso vede mettere a nudo tutte le criticità.
Forzare la mano sui numeri e imporre diktat tanto severi, ha solo esasperato gli animi:
Bisogna comprendere che siamo di fronte ad una crisi non congiunturale, ma sistemica, che troverà nuovi focolai, indipendentemente dall’esito del Referendum (si pensi alle questioni Grecia, Turchia, ed Italia in parte), che può essere risolta solo con un ripensamento dell’idea e con una modifica strutturale del sistema EUROPA.
Fonte: di Giacomo Sole